"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

mercoledì 14 maggio 2014

Le battaglie nel deserto, di José Emilio Pacheco, La Nuova Frontiera edizioni

  Pacheco ha una qualità rarissima in uno scrittore, quasi prodigiosa: riesce ad amalgamare nella sua scrittura due caratteristiche che normalmente stanno tra loro agli antipodi: realismo e fantastico. Ha uno stile leggero e preciso che è talmente lieve da non sembrare neppure elegante, pur essendolo. Questo Le battaglie nel deserto è un romanzo breve (o, come sempre si precisa in questi casi, un racconto lungo) e mai come in questo caso è corretta la definizione di gemma, o gioiello o chiamatelo come diavolo vi pare, ma questo libro è relamente un breve (non piccolo) capolavoro. Comincia come un libro di memorie, ("Mi ricordo, non mi ricordo: che anno era? C'erano già i supermercati ma non la televisione, solo la radio;..") con la levità che è propria di Pacheco e che, però, non sfuma nel racconto trasognato, ma rimane ben ancorato al senso della realtà: seguiamo un lungo elenco di programmi televisivi, personaggi e prodotti (""Le avventure di Carlos Lacroix, Tarzan, Il cavaliere solitario, La legione dei Nottambuli, I ragazzini saputelli, Leggende delle strade di Città del Messico, Panseco, Il dottor I. Q., La dottoressa Corazòn dalla sua Clinica delle Anime, ecc.), poi lo zoom scende a mostrarci Carlos e la sua famiglia, e subito si ampia nuovamente l'orizzonte e veniamo messi a conoscenza della situazione politica del paese, del presidente (Miguel Alemàn) e infine la storia comincia a ruotare con insistenza attorno a Carlos, alla sua famiglia ed alla scuola. Scuola e compagni di classe. Scuola e battaglie nel deserto (i giochi "bellici" della ricreazione nel cortile interno): arabi contro israeliani. Le piccole grandi cattiverie tra i compagni (il branco) e i pochi diversi presi a capri espiatori delle frustrazioni proprie di quell'età in bilico tra infanzia ed adolescenza che le disugugaglianze sociali e l'humus colturale non facevano altro che favorire. Passiamo in rassegna alcuni compagni di Carlos, chi vittima chi carnefice, ognuno portatore di un tipo sociale particolare, l'indio, l'immigrato, il povero, il ricco: attraverso i compagni di classe vediamo il Messico di quegli anni. Così come vediamo attraverso la famiglia un'altra parte della storia del paese dell'epoca: i cristeros e i movimenti che li hanno seguiti, l'eco delle rivoluzioni e controrivoluzioni che hanno caratterizzato la storia del neonato Messico, la corruzione mascherata ipocritamente da "buona politica", la prima classe dirigente di laureati, l'assorbimento "per moda" della cultura e dei prodotti yankees, il mercato locale soffocato dall'espansione di quello nordamericano e via discorrendo. La famiglia tipica messicana: padre assente perso nei suoi progetti destinati al fallimento, la madre bigotta, casa e chiesa, quattro figli sul perenne baratro di qualcosa che non è mai ben chiaro (come non lo è, effettivamente, mai, in qualsiasi epoca, per qualsiasi generazione) cosa sia, se una guerra, la perdizione, la delinquenza, un fidanzato alcolizzato, gli Usa o, semplicemente, il futuro. Poi, a seguire un precedente amico, arriva Jim. Con Jim, e le sue storie sul padre assente, sempre in viaggio a servizio del paese al fianco del presidente, entra nella vita di Carlos Mariana, la madre di Jim. Un pomeriggio a casa di Jim, e all'improvviso esplode qualcosa nella testa, nel cuore e/o nelle vene di Carlos. Il primo innamoramento. Un amore puro, innocente, che ancora non sà di sesso nè di altro. Solo quel nome che gli rimbomba in testa, Mariana. Quella voglia insopprimibile fino a diventare necessità vera e propria di vederla, Mariana. Fino a scappare da scuola per andare da lei e confessarle tutto. E poi, il capitombolo: la realtà esterna che entra in collisione con i suoi sentimenti. La società che si ribella, lo condanna, cerca parole e modi per definirlo, per dare un nome a quel morbo che deve aver infettato Carlos: o è opera del demonio (versione della madre bigotta, sostenitrice a suo tempo dei cristeros) o della malattia mentale (versione del padre, più pragmatico, se così vogliamo intenderlo, ma comunque incapace di comprendere la semplice realtà). Carlos si troverà sballottato da una versione all'altra, come un pacco che nessuno vuole davvero aprire per scoprire cosa contenga, guarderà il mondo che lo circonda e si prepara a riceverlo, con occhi allucinati, impossibilitato a comprendere il perchè di tutto quel caos, le confessioni, gli psicologi, le condanne morali, il cambio di scuola. Accade di tutto, ma sempre, ai suoi occhi, senza un vero perchè. Ma l'unico vero peccato non è forse l'odio, si domanda, e lui, in quel momento, non sta forse amando un'altra persona? Dov'è il male? Dove sta il problema? Come sempre in Pacheco, la soluzione scivola nell'incomprensibile. In 82 pagine Pacheco disseziona un'intera società e un'epoca, senza tralasciare morale comune, politica e religiosa, raccontando una storia semplice ai limiti del banale, ma che banale non suona mai, che scivola inevitabilmente nella tragedia, ma senza mai assumere i toni cupi che ci si potrebbe aspettare. Nel contempo non ci troviamo di fronte ad un favola tipo Yuri Herrera (per fortuna!). Pacheco è Pacheco, è altro. Uno scrittore di enorme valore, un grande autore della ricchissima letteratura latinoamericana che meriterebbe (e qui mi ripeto rispetto alla precedente recensione su questo blog de Il Vento distante) la traduzione completa della sua opera o, per essere più precisi, lo meriteremmo noi lettori.

José Emilio Pacheco (1939-2014) è stato un poeta, saggista e narratore messicano tra i più noti e amati. Ha pubblicato circa trenta libri di poesia, e selezionatissime opere di narrativa, che gli hanno valso i maggiori riconoscimenti letterari, fra cui il premio Cervantes nel 2009.
  In Italia è uscito Il vento distante, presso Sur Editore editore, La poesia nella speranza, presso Bulzoni

2 commenti:

  1. Di Pacheco mi attende in libreria "Il vento distante"... Bel blog, ottime letture!

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  2. Pacheco è notevolissimo! Ho recensito anche Il vento distante: sono fra i migliori racconti che ho letto negli ultimi anni.
    Grazie per i complimenti. E' un piacere averti fra i frequentatori del blog, e soprattutto poter condividere (e gustarci) le nostre ottime letture.

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