"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

giovedì 29 agosto 2013

Lo spirito dei miei padri si innalza nella pioggia, di Patricio Pron, Guanda editore

  Ci sono paesi in cui i figli non sono altro che la rivincita dei genitori rispetto alle loro sconfitte, o forse lo sono dappertutto, in ogni parte del mondo, in ogni epoca. In Argentina più che in altri posti, i giovani uomini e le giovani donne di oggi sono questo, e o prima o dopo devono farci i conti. Sono i figli di una generazione che ha intrapreso una guerra, una generazione che ha perso una guerra, anche se alla fine i dittatori sono caduti e la democrazia è stata ripristinata. Una generazione di sconfitti, spaesati, abbattuti, sferzati dalla storia e dai suoi mostri, e chi ne è uscito vivo non ha potuto fare altro che perpetuare quell'esistenza che ha messo a rischio così sfacciatamente, seppur spesso nella clandestinità, forse in maniera meccanica, seguendo il richiamo dell'istinto e null'altro. Il protagonista del romanzo di Pron è uno di questi figli della dittatura. Vive in Germania, a furia di ingurgitare pastiglie ha praticamente rimosso buona parte della propria memoria e quando gli viene comunicato che suo padre, in Argentina, sta male ed è in pericolo di vita, decide di tornare in quel paese col quale otto anni prima aveva tagliato i ponti, lasciandoselo alle spalle come qualcosa di morto e maleodorante, o moribondo e maleodorante. Il padre, Chacho, è in ospedale seppellito sotto una forma di mutismo comatoso. La casa è divenuta un corpo estraneo per il protagonista, un corpo che si è conosciuto e poi si è voluto dimenticare e dal quale si è fuggiti, mettendo chilometri da esso. La madre e i fratelli sono fantasmi che emergono enigmatici da un passatto che è fatto di nebbie e di silenzi, di brandelli di ricordi e di enormi ellissi di oblio. Il padre, inchiodato nel letto d'ospedale e, più simbolicamente, in un non luogo dove nessuno ha possibilità di raggiungerlo, è il fulcro degli interrogativi muti che vorticano nella testa del protagonista. Giornalista, padre e marito, protagonista di brevi scene strappate all'oscurità della dimenticanza, e ora corpo immobile e inconcosciente incapace di percepire la presenza del figlio. Il protagonista, presumibilmente Pron stesso, s'imbatte nello studio del padre in una serie di cartelle stipate di stralci di articoli sulla scomparsa di un tale José Alberto Burdisso, detto Burdi, sessantenne semplice e innocuo , dipendente presso il club Trebolense, dedito a lavori umili e manuali. La scomparsa era presto divenuta un caso che aveva inquietato e appassionato la città, in maniera forse inspiegabile. Soprattutto Pron (Pron protagonista) non riesce a spiegarsi l'interesse del padre per la scomparsa di un uomo che non aveva nulla in comune con lui (se non aver frequentato alcune classi insieme, a scuola, da bambini), e niente di affascinante nella propria biografia. Tutta la parte centrale del libro è un'analisi accurata e pedante del contenuto delle cartelle del padre, fino a conclusione della storia della scomparsa di Burdisso e della sua terribile risoluzione. Un particolare emerge dall'indagine e ci trasporta nella terza ed ultima parte: la sorella di Burdisso, Alicia, era scomparsa durante la dittatura, desaparecida, presumibilmente uccisa. 
  Ma chi era Alicia, perchè era collegata a quel padre sospeso in uno stato di non vita in una stanza anonima di un ospedale, perchè tra tanti desaparecidos lei era importante, la scomparsa del fratello aveva qualcosa a che vedere con quella di Alicia, anni prima?
  Il protagonista si trova di fronte all'evidenza brutale e sottile che non potrà conoscere realmente il padre, e quindi non potrà capire sè stesso e il suo senso nel mondo, se non vincerà la sua amnesia e non indagherà nel passato, suo, della sua famiglia e di Alicia Burdisso.
  La soluzione della sua indagine sarà ciò che chiunque si potrebbe aspettare se solo ci pensasse, ma riflettere sul passato, su quel certo passato, è un atto che fa tremare i polsi, perchè il passato, per definizione, non esiste ma, pur non esistendo, proietta la sua ombra sul presente e con l'ombra pone le basi per dare un senso al presente. Qual'è quel senso, per il protagonista, e dunque qual'è la sooluzione della sua indagine?
  Nel quantità spropositata di romanzi argentini sul periodo della dittatura, il romanzo di Pron è una lama elegante che affonda nei recessi meno evidenti dell'abisso di dolore che quegli anni hanno provocato, nei rapporti famigliari di chi è sopravissuto, nella proiezione del senso ostinato di sconfitta che una generazione trasmette, suo malgrado, a quella dei figli, nel senso di spaesata inutilità di quei figli che si ritrovano annegare in un mare di silenzi, di accenni involontari, di indizi disseminati più o meno volontariamente perchè qualcuno un giorno li individui, e li metta insieme, e infine ne racconti la storia.
  Un romanzo lento, scritto con la perizia di un anatomista nel descrivere sentimenti che non possono essere esplicitati, che racconta le conseguenze del male e come queste conseguenze si propagano come onde di generazione in generazione, mutando forme ed intensità ma rimanendo sempre uguali a sè stesse nella domanda di fondo. Un romanzo, quello di Pron, che senza voler essere consolatorio, è a sua volta una risposta, seppur imperfetta e dolorosa, a quella domanda che il romanzo stesso pone, instaurando un gioco di specchi e di dolori che in essi si riflettono che si comprende appieno solo alla fine. Certi mali, e con essi certe sconfitte, acquistano un senso solo se qualcuno trova la forza, la pazienza ed il coraggio di narrarli. Chi assolverà questo compito dolente, non si salverà, nè cambiera la propria vita e tantomeno il corso della storia: ma darà un senso ad Alicia, e a Chacho, a chi è morto e a chi è rimasto vivo senza più nemmeno la forza di raccontare.


Patricio Pron ha conseguito un dottorato in filologia romanza all'università di Gottingen e attualmente vive a Madrid, dove lavora come traduttore e critico letterario. E' autore di racconti (Hombres infames; El vuelo magnifico de la noche; El mundo sin las personas que lo afean y lo arruinan; Trayendolo todo de regreso a casa e La vida interior de las plantas de interior) e romanzi (Formas de morir; Nadadores muertos; Una puta mierda; El comienzo de la primavera e appunto il libro qui recensito: El espiritu de mis padres sigue subiendo en la lluvia) che hanno ricevuto numerosi premi.

Un interessante articolo su Pron lo trovate qui, dal blog delle edizioni Sur.

Il blog di Patricio Pron lo trovate qui (blog sul quale abbiamo l'onore di essere ospitati con un link nella sezione resena , vale a dire recensioni, esattamente qui: un grazie di cuore all'autore, Patricio Pron)






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