"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 30 settembre 2012

Hell's angels, di Hunter S. Thompson, Baldini e Castoldi Dalai editore

  Si muovono in gruppo o, per meglio dire, in branco. Il loro leggendario capo - per usare le parole dello stesso Thompson: il loro Lider maximo -, Ralph <<Sonny>> Barger, è un semplice magazziniere. Le ragazze, vale a dire le "loro" ragazze, "se ne stanno tranquille in gruppo, indossando pantaloni a zampa, fazzoletti, camicie smanicate, maglioni, con stivali ed occhiali scuri; hanno reggiseni a balconcino e rossetti brillanti, e l'espressione vuota e diffidente di anime opache diventate nervose e cattive per aver accumulato troppa amara saggezza in pochissimi anni". Siamo a metà degli anni '60 e loro sono gli Hell's angels, gli angeli dell'inferno, e le cronache dei giornali del 1965-1966 sono piene zeppe delle loro "gesta" belluine: risse, incendi, devastazioni, stupri di gruppo, uso ed abuso di alcolici e droghe. Odiano la polizia e qualsiasi forma di autorità costituita ma flirtano con il credo nazista, e come i tre moschettieri sono uno per tutti e tutti per uno, senza far domande, senza porsi troppi perchè. Se uno ha dei problemi con un Angel, allora ha problemi con tutti gli Angels. Quando si muovono in sella alle loro Harley Davidson sembrano uno sciame ordinato di enormi cavallette meccaniche, o un esercito postmoderno di rombanti selvaggi con barba lunga e braccia tatuate. Il loro simbolo, un teschio con un casco alato. L'america intera, borghese e benpensante, ne è terrorizzata, e Hunter S. Thompson, l'inventore del Gonzo Journalism, ci si butta a capofitto. Non si limita a scrivere su di loro, a raccogliere informazioni ma, secondo il suo stile, li incontra, entra in confidenza con loro, diventa loro amico (per quel che è possibile dirsi amico di un esercito di animali), si compra una moto e li segue in giro per i loro raduni, si ubriaca con loro, e mette insieme questo libro che è uno dei capisaldi della letteratura giornalistica del '900. Le domande sono evidenti, tutta l'America se le pone angosciata in quei lontani anni '60: chi sono questi Hell's angels, da dove vengono, cosa vogliono, quali sono i loro obiettivi? Thompson non ci fornisce solo le risposte (o piuttosto le sue risposte), ma ci conduce insieme a lui, in sella alla sua moto comprata per l'occasione, durante le sue serate all'El Adobe con gli Angels, o ai loro raduni ed alle loro feste, a rischiare le botte (fino, all fine dei giochi, a prenderle per davvero) per cercarle, queste risposte, per strappargliele di bocca quando sono troppo ubriachi o sfatti anche solo per rendersi conto che sarebbe meglio tenere la bocca chiusa, o quando sono divenuti talmente vanitosi da comprare i giornali solo per cercare qualche articolo che parli di loro. Quello che scopriremo (e soprattutto quello che scoprirà l'America dell'epoca) non è ciò che ci aspettavamo. Per esempio, ci imbatteremo in una stampa che parla del fenomeno Hell's angels senza conoscerlo e a tal punto spaventata da esso da tenersene ben alla larga, finendo così per descrivere all'americano medio un qualcosa che è più orribile ed al contempo più affascinante di ciò che emerge dalla cruda e semplice realtà dei fatti. Ma quali sono questi fatti? Sono realmente degli stupratori di gruppo? Forse si e forse no, ma nei casi verificati da Thompson gli Angels vengono sempre prosciolti perchè, di solito, si tratta di sesso di gruppo, magari selvaggio, magari perverso, ma comunque consenziente. Le violenze? Ci sono, e in gran misura, gli Angels non rifuggono la violenza (la violenza è parte integrante della loro estetica), ma spesso si tratta di risposte a provocazioni (o a ciò che gli Angels intendono come provocazioni, normalmente in senso estensivo), anche se non sempre. Poi, hanno strane abitudini: sono capaci di distruggere un bar, di farlo a pezzi, ma prima di uscire pagano i loro conti fino all'ultimo centesimo. A volte hanno famiglia, moglie e figli. Se la cavano con lavori saltuari o stagionali e con i sussidi di disoccupazione. Ma, alla fine, cosa vogliono relamente questa sorta di Unni su due ruote? Sicuramente non ciò che la gente immagina che vogliano. Ad esempio, non vogliono ciò che vuole il movimento Hippie dell'epoca, non cercano la pace, se la ridono del credo della non-violenza, non inseguono un altro mondo (magari lo vorrebbero anche, ma non hanno i mezzi culturali per saperlo immaginare) nè utopie di alcun genere, non pretendono che gli U.S.A. si ritirino dal Vietnam, non hanno interesse alcuno per gli obiettivi per cui si battono i comunisti (una società più giusta, ad esempio) perchè essi stessi sono fortemente anticomunisti (forse senza neppure sapere bene il perchè), anche se nella sostanza delle cose spesso vivono come una sorta di comune portata all'eccesso. Forse neppure sanno cosa desiderano, questo fino almeno a quando i media non fanno di loro delle star: allora comprendono (o forse non lo comprendono neppure ma si comportano comunque di conseguenza) che ciò che vogliono è la fama, sono i titoli sui giornali, sono le interviste, e sono i soldi. La fama, in qualche modo, arriva, la fama a cui puntano loro, e che si meritano, quella di terribili fuorilegge, nulla di più, ma i soldi no. Quelli non arriveranno mai, non hanno idea di come fare ad attrarli, e dunque continuano a guadagnarsi una modesta pagnotta come meccanici, magazzinieri, lavoratori stagionali, spiantati di ogni genere che non hanno un futuro e che sanno perfettamente che un futuro non l'avranno mai. Soprattutto hanno accettato la loro condizione di esclusi e hanno reagito di conseguenza. Sono tagliati fuori dalla società del benessere e per questo decidono di apparire agli occhi dell'americano medio esattamente come l'americano medio li vuole vedere: brutti, sporchi, porci (depravati, libidinosi e soprattutto violentatori) e cattivi. Sono punk prima che nascano i punk, ma punk feticisti delle motociclette e non della musica (o rumore che dir si voglia), sono figli di perdenti e perdenti essi stessi, il sottoprodotto del sottoproletariato americano che non ha nessun intenzione di muovere un solo muscolo per cambiare il proprio status. L'America non riesce a renderli parte del Grande Sogno a Stelle e Strisce e quindi ha bisogno (un bisogno disperato e incoerente) di vederli come esseri indegni di questo sogno: la responsabilità se non ne fanno parte non può essere del sistema America (società, economia, valori, media, ecc.), deve per forza essere colpa loro. E questo è il dono che gli Angels portano al proprio paese, una scusa per continuare a credere di essere perfetto o, quantomeno, nel giusto. E' colpa loro, tutta colpa loro e di nessun altro: sono dei loser, dei perdenti che non avranno neppure diritto ad essere cantati da un Bruce Springsteen qualsiasi nè di venir immortalati nei libri di qualche Nelson Algren, o John Steinbeck (che in realtà ha il tempo di vederli ma che sarebbe morto di lì a poco) o Ernest Hemingway. Sono troppo cattivi, non hanno ideali, sono selvaggi, puzzano, hanno barbe e capelli lunghi, non hanno sogni, non hanno nulla da portare in pegno al futuro, non sanno come cambiare la realtà in cui si trovano a vivere e se lo sapessero non avrebbero idea della direzione in cui incanalare il corso delle cose. Trattano le donne come oggetti, sono lontani anni luce dal movimento femminista di quegli anni, e coi figli dei fiori hanno in comune solo la passione per le droghe, ma senza pretese trascendentali, non credono che sballarsi li conduca sulla soglia della percezione di un altro mondo, è solo che a loro piace sballarsi, così come adorano sbronzarsi, e gettarsi nelle risse, andare in giro sventolando svastiche e sfoggiando elmetti nazisti, terrorizzando la gente. Amano spaventare la Brava Gente della Nazione, per loro è come mettere in piedi uno spettacolo: l'America ha drammaticamente bisogno di aver paura di qualcuno o di qualcosa, e gli Angels sono esattamente quello che l'America cerca. Nient'altro però. Niente di più.
  E se Algren e Hemingway non scriveranno mai un solo racconto su di loro, allora è Hunter S. Thompson che si prende la responsabilità di farlo, nel suo solito stile, personalissimo, scanzonato e pungente come pochi. Ironico ma al contempo capace di analisi che, al giorno d'oggi, a decenni di distanza, paiono più azzeccate che mai.

  Di corollario a tutto ciò, una considerazione: diventa un'urgenza quella di avere in Italia una biografia di Hunter Thompson, non se ne può fare ancora a meno. Non per molto tempo. La speranza che nutro è che tra le carte lasciate da Thompson si trovi un'autobiografia, perchè Hunter S. Thompson raccontato da sè medesimo sarebbe il punto più alto del Gonzo Journalism ed al contempo il suo punto di fusione, di annullamento. Noi fans del genio irregolare di Thompson rimaniamo in attesa che venga tradotta tutta la sua opera, articoli ed inediti compresi, perchè la sua visione sbilenca e lucidissima è indispensabile per farci un'idea di questo guazzabuglio di fatti che la folla si ostina a chiamare realtà.

  

  Hunter Stockton Thompson (o Raoule Duke, o Dottor Gonzo) è nato nel Kentucky, il 18 luglio del 1939. Fece parte della Athenaeum Literary Association di Louisville, ma atti vandalici, lingua mai tenuta a freno e ubriachezza lo portarono ben presto a conoscere il carcere.
Questi problemi gli impedirono di laurearsi.
Prestò il servizio militare nell’aviazione militare in Texas e poi in Florida: scrisse di sport sotto pseudonimo per alcuni giornali interni alle basi di San Antonio e Pensacola. E' considerato l'inventore del cosiddetto Gonzo Journalism. In Italia sono stati pubblicati: Cronache del Rhum, Screwjack, Paura e disgusto a LAs Vegas, Meglio del Sesso, Hey Rube, Paura, disgusto e la grande pesca allo squalo. Hunter S. Thompson si è suicidato a 67 anni il 21 febbraio 2005 con un colpo d'arma da fuoco alla testa a Woody Creek in Colorado (in realtà la sua morta è avvolta dal mistero, pare che, scrivendo un libro sugli attentati dell'11 Settembre 2001 fosse incappato in documenti scottanti e che, una settimana prima, avesse previsto la sua morte: un approfondimento su questo aspetto lo potete trovare qui).

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