"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 20 marzo 2011

La pista di Ghiaccio, Roberto Bolano, Sellerio

Un crimine senza senso, una donna magnifica, e una pista di ghiaccio. Questi sono i tre centri catalizzatori di tutta l'azione che è il succo stesso del libro. Però sono tre centri in parte collegati ed in parte indipendenti. Nessuno dei tre, da solo, starebbe in piedi o, per meglio dire, potrebbe reggere l'impalcatura narrativa. Poi c'è un centro geografico, Z, cittadina balneare della costa catalana, ma è un paesaggio che vive dei rimbalzi sudamericani di due dei tre narratori, rimbalzi che sono immaginati, sognati, sono fughe nella memoria e nel desiderio, ma che non si avverano mai. Tutti i protagonisti sono fortemente ammorsati in Spagna, in Catalunya, a Z, ma Gaspar Heredia e Remo Moràn sono come meteore transitorie, che vi si trovano di passaggio, anche se si tratta di un passaggio lungo, per certi versi fin troppo lungo ed estenuante, e non riescono a decidersi (o, nel caso di Gaspar, non può) su quale luogo considerare la propria casa. Il passato è in Sudamerica, in Messico, il presente a Z, ma il futuro non riescono, o non vogliono, immaginarlo da nessuna parte in particolare. Di più, non sanno neppure dove augurarselo. Remo (scrittore, o ex scrittore) è arrivato anni prima in Spagna e a modo suo ha fatto successo, ha messo su famiglia, l'ha sfaldata e ora accoglie compatrioti che fa lavorare in nero. Diciamo che li aiuta. Gaspar è senza permesso di soggiorno, si arrangia con lavori e impieghi saltuari, è stato amico di Remo, in gioventù, in Messico. Da Barcellona si sposta a Z per lavorare come guardiano notturno in un camping gestito da Remo. Sia Remo che Gaspar sono i prodromi dei protagonisti de I detective selvaggi, anche se si ha l'impressione che qui siano due individui distinti mentre ne I detective le loro caratteristiche si compattino nel singolo Ulyses Lima (ma anche in Arturo Belano). Poi c'è Enrich Rosquelles, catalano, sovrappreso, socialista, uomo fatto da sè, in carriera nella pubblica amministrazione. Se gli altri due agiscono chi (Gaspar) per sopravvivere chi (Remo) per garantirsi un futuro, Enrich vive per affermarsi nel lavoro. La principale chiave di lettura del mondo e dei suoi accadimenti che Enrich utilizza è quella fornitagli dal lavoro. Valuta la sua esistenza sui progetti andati in porto o meno, sui soldi spesi e soldi risparmiati per mettere in piedi il progetto, sulla ricadute quantificabili e no. Questo finchè non conosce (o, per meglio dire, non vede) Nuria, la pattinatrice sul ghiaccio che funge da miccia per mettere in moto la storia vera e propria. Nuria sembra la protagonista, ma non lo è, si limita ad essere l'oggetto più o meno consapevole del desiderio di Enrich e Remo, e forse di buona parte dei maschi sessualmente attivi di Z. Remo non è il protagonista, è uno dei narratori, ma il suo ruolo è quasi secondario, se non nel finale. Gaspar non è protagonista (è anche lui, solamente, narratore), se ne va in giro come alter ego di Bolano a conoscere personaggi assurdi, vivendo immerso nel suo mondo notturno, sul limitare di un baratro che altro non è che il futuro e ciò che comporta. Si innamora, o forse se ne invaghisce solo, di una squilibrata silenziosa che per un certo periodo alloggia, assieme ad una matura ex cantante d'opera, nel campeggio. Enrich non è protagonista (è il terzo narratore, ossia il terzo punto di vista che ci racconta gli avvenimenti), è l'incarnazione stessa dello spirito catalano, pragmatico, serio, lavoratore ossessivo e perdutamente innamorato di una gloria catalana (della gloria catalana, in questo caso sportiva), Nuria, e per lei disposto a mettere in gioco tutta la sua vita e, soprattutto, tutta la sua carriera. Poi ci sono: Caridad, la squilibrata quasi muta, che arriva al campeggio, va via dal campeggio, e gira spersa per Z con un coltello nascosto sotto la maglia, perdendo poco alla volta la voglia anche solo di mangiare. Carmen, la ex cantante lirica, che si guadagna la sopravvivenza più precaria intonando arie d'opera per i turisti e che si trascina dietro il Recluta, così come lei stessa l'ha ribattezzato, un emarginato di mezz'età senza arte ne parte, di lei perdutamente innamorato, o forse solo incapace di staccarsi dall'unica persona che gli ha dato un minimo di considerazione ed una speranza cui aggrapparsi. Poi c'è il palazzo Benvingut, dal nome dell'esimio cittadino di Z, partito in cerca di fortuna per le Americhe e tornato ricco sfondato, ed è proprio questo edificio, semi abbandonato, riciclato clandistanamente come futuro palazzo del ghiaccio della cittadina costiera, che riveste un ruolo quantomeno da comprimario. Le descrizioni sono accurate al riguardo, sui piani sfalsati che si ammirano dall'esterno, sui corridoi labirintici che entrano in stanze che diversamente non si indovinerebbero neppure, sul vuoto lasciato dove una volta c'era una piscina e ora, in questa storia, spicca la pista di ghiaccio. Ma anche il palazzo Benvingut, che era stato importante e un vanto per Z in passato, ora non è altro che un bivacco per emarginati, e lo sforzo per farlo tornare a rivestire un ruolo per il centro balneare in realtà non porterà da nessuna parte perchè è un doppio gioco. O più che altro una scusa che Enrich si costruisce per giustificare il suo azzardo amoroso. Tutto andrà in rovina. Tutti ne usciranno con le ossa rotte. Gaspar, che al principio del romanzo vediamo sul treno per Z, riprende il suo treno e torna a Barcellona, ma non sappiamo se vi rimarrà o se tornerà in Messico. Con lui Caridad, silenziosa e misteriosa, di cui ancora non sappiamo nulla e riguardo alla quale possiamo immaginare qualsiasi cosa. Nuria cadrà in disgrazia e dirà addio ai propri sogni. Enrich cadrà in disgrazia, anche se forse riuscirà a rimettersi in piedi. Remo rimane sospeso nel suo limbo, coi suoi segreti. E tutti gli altri personaggi, l'altro guardiano del campeggio, le inservienti, i due tedeschi rissosi e ubriachi, Lola l'ex moglie di Remo, e Pilar la sindachessa (infine ex, travolta anche lei, senza colpa, dagli eventi) rimarrano a trascinare le loro vite, forse neppure consapevoli di essere stati spettatori di qualcosa di mostruoso e banale, qualcosa che indoviniamo allontanarsi poco alla volta che Gaspar, in treno, si avvicina a Barcellona, come se il vero protagonista di questa storia fosse un essere mitologico e sconosciuto seppellito all'interno del palazzo Benvingut, a Z, ormai alle nostre spalle, sotto la pavimentazione di ghiaccio, come se il palazzo stesso fosse un essere indifferente e malvagio.

  Curioso l'accenno al noleggiatore di pattini, grosso e sfigurato, che troviamo nel Terzo reich quale uno dei personaggi principali.

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